Il sound e visual artist Roberto Memoli, uno dei selezionati per la residenza “Sino alla fine del mare” a Gagliano del Capo (LE) cerca di esplorare la componente del rumore, ragionando sul concetto di limite, di economia dei sistemi e attenzione al dettaglio.
Ha coordinato il progetto “Ur.L.O. – Urbino Laptop Orchestra” e participato a diversi festival come il Robot di Bologna o Transient di Parigi. Recentemente ha iniziato a lavorare ad una nuova produzione solista con influenze noise e porta avanti progetti di natura diversa con un’attitudine verso i linguaggi contemporanei.
Abbiamo posto a Roberto delle domande per conoscere come sta vivendo la sua esperienza di residenza, che, come egli stesso è giunta ad una “seconda fase”
– Dopo questi primi mesi di residenza pensi che questa sia una terra estrema?
Non so bene se sia veramente una terra estrema; di sicuro è una terra che vive di una specifica ciclicità.
– Quali sono gli elementi che stanno influenzando maggiormente il tuo processo creativo?
Nel mio percorso di residenza ho vissuto una prima fase di ricerca aperta, più vicina all’esplorazione del territorio tramite la fotografia, il suono e il dialogo con le persone. Una fase dedita alla percezione del territorio, dove risulta subito evidente un ritmo di vita diverso.
– Su quali aspetti intendi incentrare il tuo lavoro di restituzione finale?
In questa che definisco una seconda fase – partita dopo la stagione estiva – ho deciso di concentrarmi su due tematiche specifiche: sul ricordo una tradizione; sul cambiamento del paesaggio.
– Tre parole per definire queste terre estreme.
– Ramificata / Incerta / Transitoria 
Intervista di Maria Dabén Florit
549 risposte a “Roberto Memoli: “è una terra che vive di una specifica ciclicità””
I commenti sono chiusi.