#01 appunti per una residenza
Tutto l’universo cerca di usare la minor energia possibile
Per rispondere al tema di finis terre o terra estrema propongo di rielaborare una metodologia di ricerca che ho iniziato a Venezia in via germinale e che vuole porre l’ambiente nella posizione di organismo vivente dotato di echi psichici. Per fare ciò mi vorrei avvalere del supporto di uno o più professionisti con cui instaurare alcune conversazioni critiche. La collaborazione fra me e uno psicanalista in dialogo con il territorio per realizzare la serie di sedute en-plen air così da considerare il paesaggio come paziente custode di inconscio, tarda ad iniziare. Questa resistenza è un elemento non da poco che soggiace al carattere del luogo.
Una serie di rallentamenti nel trovare un interlocutore con determinate caratteristiche, mi sta portando a raccogliere degli elementi significativi trovati durante il periodo di residenza. Esercizi, verifiche e letture mi accompagnano nell’intento di costruire una relazione anche corporea con i luoghi, la terra, gli spazi, i vuoti. Facendo finta di aver iniziato già le sedute o immedesimandomi io stessa nell’analista assente, raccolgo segnali visivi e suggestioni.
A seguito delle analisi, l’intenzione è quella di superare la possibile indicazione sintomatica attraverso gesti simbolici che racchiudano il significato dei ritrovamenti conseguiti.
Senza la pretesa di pormi come figura curante e tantomeno con l’intenzione di proporre una riforma degli organismi geografici, desidero giungere per mezzo delle sedute ad apparizioni poetiche che forzino gli elementi emersi verso un lieve spostamento della percezione, la creazione di dubbi, l’allenamento dell’attenzione, la presa in carico dei limiti di una zona, sia essa interiore o fisica.
Continua Fieldnotes 2 Nuvola Ravera
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